I vincitori dell’edizione 2013 del Premio Sila ’49

Premio Sila ’49
Edizione 2013
Cosenza, sabato 7 dicembre, ore 18

I vincitori

Alessandro Perissinotto Le colpe dei padri (Piemme)
Premio Letteratura

Domenico Losurdo La lotta di classe. Una storia politica e filosofica (Laterza)
Premio Economia e Società

Lucy Riall La rivolta. Bronte 1860 (Laterza)
Premio Speciale Saggio in traduzione sul Mezzogiorno

Il Premio Sila, nato nel 1949 a Cosenza, e tornato da due anni sulla scena nazionale per promuovere la letteratura di impegno civile – sin dall’inizio si collocò nel vivo del dibattito tra correnti letterarie, scoprendo talenti e coinvolgendo nelle Giurie personalità come Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Luigi Russo, Leonida Répaci, Carlo Levi, Geno Pampaloni, Rosario Villari, Enzo Siciliano, Angelo Guglielmi – annuncia i vincitori dell’edizione 2013.
Tre libri che riconfermano la vocazione del Premio a promuovere opere che alimentano lo spirito critico e una letteratura che racconta la realtà contemporanea e la complessità dell’attuale fase storica. La cerimonia di Premiazione si terrà sabato 7 dicembre alle ore 18 nel Ridotto del Teatro Rendano di Cosenza. Conduce la serata Michele Mirabella.

Il Premio Sila ‘49, diretto da Gemma Cestari e Luca Ardenti, è promosso dalla Fondazione Premio Sila, ed è diviso in due sezioni principali: la sezione Letteratura, la sezione Economia e Società. A esse si affiancano i Premi Speciali che la giuria assegna ad autori o opere fuori concorso che hanno un particolare rilievo nella vita culturale nazionale e internazionale. Il Premio collabora con la Libreria Ubik di Cosenza nella promozione della lettura e con la selezione di un comitato di lettori.

I vincitori

Alessandro Perissinotto con Le colpe dei padri, edito da Piemme, vince il Premio Letteratura.
“Il tema della rimozione – di ciò che la memoria non vuole o non sa accogliere – attraversa prepotentemente il romanzo: la rimozione che segna Guido Marchisio, costretto in qualche modo a segretare e sotterrare i primi anni della propria infanzia, e quella che riguarda quanto è accaduto nell’Italia degli anni settanta. Il meccanismo della rimozione – come ciascuno sa assai bene, a partire dalla propria esistenza – non è mai senza costi e Perissinotto ci mostra in che modo tali occultamenti, sia soggettivi che collettivi, tornino prepotentemente in scena a chiedere di saldare il conto”.

Domenico Losurdo con La lotta di classe. Una storia politica e filosofica, edito da Laterza, vince il Premio Economia e Società.
“Domenico Losurdo, con rigore filologico, storico e filosofico, ripercorre la storia contemporanea partendo dall’idea espressa nel Manifesto di forme diverse di lotta di classe. Non solo quella tra borghesia e proletariato, bensì anche delle nazioni oppresse dal vecchio e nuovo colonialismo e delle donne per l’emancipazione. Lotte di classe e nelle classi”.

Lucy Riall con La rivolta. Bronte 1860, edito da Laterza, vince il Premio Speciale Saggio in traduzione sul Mezzogiorno.
Sulla “strage di Bronte” il libro offre una prospettiva del tutto nuova. La Ducea di Bronte fu regalata dal Re di Napoli Ferdinando IV all’Ammiraglio Horace Nelson e ai suoi discendenti in segno di gratitudine per aver “salvato” il regno nel 1799, ed entrò da allora a far parte dell’Impero Britannico. Riall mostra come la presenza nel territorio di Bronte dell’”altro”, il ricco e arrogante straniero protetto dalla mitica potenza britannica, abbia condizionato la vita della comunità ottocentesca tanto dei contadini che dei notabili, come abbia influito sulla formazione delle alleanze, sul carattere della faziosità locale e sull’immaginario locale relativo alla nazione, alla rivolta e alla rivoluzione”.

 

La storia
La nuova avventura culturale del Premio Sila riparte nel luogo in cui tutto ebbe inizio: Cosenza. Qui, nella città di Telesio, definita da Piovene “l’Atene calabrese”, nel febbraio 1949, il Premio Sila nasceva dall’intuizione e dalla volontà dei suoi fondatori, Raffaele Cundari, Mauro Leporace e Giacomo Mancini, figure di primo piano della vita politica e culturale della città. A presiedere la Giuria della prima edizione fu chiamato il letterato calabrese Leonida Répaci, animatore del Premio Viareggio, che lavorò alla costruzione di una giuria di altissimo valore intellettuale, basti ricordare Carlo Levi, Concetto Marchesi, Corrado Alvaro, Luigi Russo. Sin dal suo esordio il Premio Sila ha prodotto eventi significativi come la storica conferenza di Giacomo De Benedetti su Alfieri e quella di Carlo Muscetta su Padula.
In un costante e intenso impegno culturale, nell’arco di molti decenni, il Sila ha coinvolto nelle sue Giurie varie personalità del mondo letterario, fra cui Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo, Walter Pedullà, Geno Pampaloni, Angelo Guglielmi, Rosario Villari, Angelo Maria Ripellino, Enzo Siciliano, e ha contribuito alla scoperta di molti talenti. Fra i tanti della sua lunga storia ricordiamo Luigi Malerba, Rossana Ombres, Franco Cordelli, Franco Basaglia, Vincenzo Cerami, Giuseppe Pontiggia, Vittorio Sermonti, Ottiero Ottieri, Leonardo Sciascia, Mario Tobino, Giorgio Bocca, Ignazio Silone, Michele Prisco.
Erede di un passato di considerevole valore intellettuale, il Premio è rinato con il nome di “Premio Sila ‘49” per riprendere le fila di un discorso interrotto. Oggi, come allora, si avverte la necessità di stimolare, valorizzare e ridisegnare le mappe della nostra storia letteraria con uno sguardo attento e sensibile che riaffermi il valore etico della cultura e l’esercizio dello spirito critico.
Nel maggio del 2010 è stata costituita la Fondazione Premio Sila allo scopo di far rinascere il premio che vide le sue ultime edizioni negli anni novanta. Il Premio è sostenuto da UBI Banca Carime con il patrocinio della Provincia di Cosenza, della Camera di Commercio di Cosenza, del Comune di Cosenza, di Confindustria Cosenza e con il contributo di Sifin Factor e Granarolo.

Fondazione Premio Sila ‘49
www.premiosila49.it

Ufficio stampa:
Davis & Franceschini – Tel. +39 055 2347273 – www.davisefranceschini.it

SCHEDE LIBRI E AUTORI

PREMIO SILA ’49 – Vincitore Premio Letteratura

ALESSANDRO PERISSINOTTO (Torino, 1964) insegna Teorie e tecniche delle scritture all’Università di Torino. Ha esordito come romanziere nel 1997 con L’anno che uccisero Rosetta (Sellerio), primo volume di una trilogia di noir storici che si completa con  La canzone di Colombano e Treno 8017 (Sellerio, 2000 e 2003). Nel 2004 esce per Rizzoli Al mio giudice (premio Grinzane Cavour 2005 per la Narrativa Italiana, Prix du Polar Mediterranée 2008), seguito da Una piccola storia ignobile, L’ultima notte bianca, L’orchestra del Titanic e Per vendetta. Le sue opere sono state tradotte in numerosi paesi europei e in Giappone. Con Piemme ha pubblicato nel 2011 Semina il vento, vincitore nel 2012 del premio Selezione Bancarella e del premio Fenice Europa.

Le colpe dei padri – Piemme
Guido Marchisio, torinese, 46 anni, è un uomo arrivato. Dirigente di una multinazionale, appoggiato dai vertici, compagno di una donna molto più giovane e bellissima: la sua è una vita in continua ascesa. Fino al 26 ottobre 2011, una data che crea una frattura tra ciò che Guido è stato e quello che non potrà mai più essere. Quella mattina, infatti, un incontro non previsto insinua in lui il dubbio: possibile che esista da qualche parte un suo sosia, un gemello dimenticato, un suo doppio misterioso e sfuggente? Giorno dopo giorno, il dubbio diventa ossessione e l’esistenza dell’ingegner Marchisio inizia, prima piano poi sempre più velocemente, a percorrere la stessa rovinosa china della sua azienda e della sua città. Di tutte le sicurezze costruite col tempo, non rimane più nulla: il suo ruolo di freddo tagliatore di teste, di manager di successo, la sua figura di uomo affascinante, tutto, per colpa di quel sospetto sembra scivolare via da lui, come se accompagnasse l’emorragia che lentamente svuota l’industria italiana. Andare a fondo significherà per Guido affacciarsi all’orlo di un baratro e accettare l’inaccettabile. Nessuno come Alessandro Perissinotto sa fondere sentimenti personali e conflitti sociali in una storia grande che lascia il segno.

PREMIO SILA ’49 – Vincitore Premio Economia e Società

DOMENICO LOSURDO (Sannicandro di Bari, 1941) è professore ordinario di Storia della filosofia presso l’Università degli Studi di Urbino. Tra le sue pubblicazioni, alcune tradotte in più lingue: La Seconda Repubblica. Liberalismo, federalismo, post-fascismo (Torino 1994); La comunità, la morte, l’Occidente. Heidegger e l’“ideologia della guerra” (Torino 2001); Hegel e la libertà dei moderni (Roma 1999); Democrazia o bonapartismo (Torino 1997); Nietzsche, il ribelle aristocratico (Torino 2004). Con Laterza: Scritti storici e politici (1997), Il revisionismo storico. Problemi e miti (2002), Il peccato originale del Novecento (2007), La non-violenza. Una storia fuori dal mito (2010), Il linguaggio dell’Impero. Lessico dell’ideologia americana (2007), Controstoria del liberalismo (2010).

La lotta di classe. Una storia politica e filosofica – Laterza
La crisi economica infuria e si discute sempre più del ritorno della lotta di classe. Ma siamo davvero sicuri che fosse scomparsa? La lotta di classe non è soltanto il conflitto tra classi proprietarie e lavoro dipendente. È anche «sfruttamento di una nazione da parte di un’altra», come denunciava Marx, e l’oppressione «del sesso femminile da parte di quello maschile», come scriveva Engels. Siamo dunque in presenza di tre diverse forme di lotta di classe, chiamate a modificare radicalmente la divisione del lavoro e i rapporti di sfruttamento e di oppressione che sussistono a livello internazionale, in un singolo paese e nell’ambito della famiglia. A fronte dei colossali sconvolgimenti che hanno contrassegnato il passaggio dal XX al XXI secolo, la teoria della lotta di classe si rivela oggi più vitale che mai a condizione che non diventi facile populismo che tutto riduce allo scontro tra ‘umili’ e ‘potenti’, ignorando proprio la molteplicità delle forme del conflitto sociale.
Domenico Losurdo procede a una originale rilettura della teoria di Marx ed Engels e della storia mondiale che prende le mosse dal Manifesto del partito comunista.

PREMIO SILA ’49 – Vincitrice Premio Speciale Saggio in traduzione sul Mezzogiorno

LUCY RIALL (1962) insegna Storia all’Istituto Universitario Europeo di Firenze e al Birkbeck College dell’Università di Londra. È stata visiting professor, tra l’altro, all’École normale supérieure di Parigi, all’Università di Friburgo e alla University of California di Berkeley. Tra le sue pubblicazioni italiane, La Sicilia e l’unificazione italiana (Torino 2004) e Il Risorgimento. Storia e interpretazioni (nuova edizione, Roma 2007).

La rivolta. Bronte 1860 (Traduzione di David Scaffei) – Laterza
«Triste missione per noi venuti a combattere per la libertà!». Parla Nino Bixio, il più intransigente comandante di Garibaldi. Ha appena assistito all’esecuzione dei cinque uomini considerati colpevoli dell’efferata rivolta di Bronte: nei primi giorni dell’agosto 1860, migliaia di contadini, bande di uomini e di donne, avevano saccheggiato, distrutto, rubato. In mezzo al fumo degli incendi, i proprietari terrieri e i loro funzionari trascinati fuori dalle loro case, torturati, uccisi, gettati nel fuoco. Bixio risponde con la sua consueta rapidità: proclama lo stato d’assedio e ordina un generale disarmo. Il suo compito è di fare in modo che i processi a carico degli insorti comincino velocemente, ricorrendo ai decreti che consentivano ai tribunali militari di applicare procedure sommarie per reati contro l’ordine pubblico. Alla rivolta feroce si risponde con una repressione brutale. Ma Garibaldi non era un liberatore? Allora, perché i plotoni di esecuzione? Perché sono proprio i garibaldini a opporsi alle speranze contadine di ottenere terra e migliore qualità di vita? La rivolta di Bronte dura non più di sei giorni ma la sua fama è sopravvissuta a lungo. Le è stato attribuito un grande valore simbolico ed è stata narrata in libri, articoli, romanzi, sceneggiati, perfino un film. Eppure ancora non la si conosce veramente. «Se consideriamo quanto profondamente Bronte sia collegata ai miti e ai contromiti di Giuseppe Garibaldi e dell’ammiraglio Nelson, al Risorgimento italiano, alla questione meridionale e all’Impero britannico, stupisce che la sua storia non sia stata oggetto di analisi più approfondite»: Bronte ha ancora molto da dire sulla Sicilia, sull’Italia e sul resto del mondo.

Fondazione Premio Sila ‘49
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