Antonio, Fosco e Grato Maraini, memorie di una famiglia – Asta

Casa d’Aste Pandolfini
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi 26, Firenze

ASTA
Martedì 18 Marzo 2008, ore 17
Dipinti, disegni e sculture dei sec. XIX e XX
Mercoledì 19 Marzo 2008, ore 16

Arredi, mobili antichi ed oggetti d’arte

ESPOSIZIONE
da venerdì 14 a lunedì 17 Marzo
orario 10.00 – 13.00 / 14.00 – 19.00

Antonio, Fosco e Grato Maraini, memorie di una famiglia, è il titolo dell’asta che inaugurerà, martedì 18 marzo, il calendario 2008 della Casa d’Aste Pandolfini: una vendita molto particolare di beni provenienti da questa nota ed eclettica famiglia, che ne ricostruisce la storia, gli affetti e gli interessi attraverso documenti, opere d’arte, libri e fotografie. Benché Fosco sia sicuramente più noto al grande pubblico, il catalogo costituisce un approfondimento soprattutto per la figura di suo padre, Antonio Maraini (1886-1963) presentando sue sculture e disegni insieme a libri e altre testimonianze dell’atmosfera intellettuale italiana e internazionale che gravitava attorno alla famiglia nel bellissimo podere di Torre di Sopra, accanto al Poggio Imperiale, dove i figli Fosco (1912-2004) e Grato (1917-2004) sono nati e cresciuti.

Dell’importante figura dell’artista, d’origine svizzera ma nato e cresciuto in Italia, non è ancora stata fatta abbastanza luce: fu uno dei protagonisti della vita artistica del Ventennio, sebbene la critica del dopoguerra lo abbia completamente trascurato, secondo un destino comune ad altri intellettuali della sua generazione.
Nato a Roma nel 1886 e laureato in Giurisprudenza, Antonio Maraini ebbe la fortuna di crescere in un ambiente vivace, in una casa frequentata da scrittori, musicisti e artisti, come Giulio Bargellini, Angelo Zanelli, Adolfo De Carolis, Giulio Aristide Sartorio, Duilio Cambellotti e Giovanni Prini. Si dedicò presto all’arte, seguendo la sua vocazione per la scultura, per il bassorilievo in particolare. Nel 1912 vinse il concorso per il monumento a Adelaide Ristori a Cividale del Friuli e da allora, e soprattutto poi negli anni Venti, le sue opere – la tre statue per il Teatro Savoia (attuale Odeon) di Firenze del 1922, i bassorilievi per la Tomba di Giacomo Puccini a Torre del Lago (1924), la sala personale alla Biennale di Venezia del 1926, la Via Crucis di Rodi del 1927, i pannelli in bronzo per la Porta di San Paolo a Roma, per la Scala Nuova dei Musei Vaticani e l’Arengario di Brescia del 1932, per citarne alcune – rivelano una spiccata grazia ornamentale, organizzata in composizioni monumentali che rispondono a cadenze architettoniche e ad un’esigenza di ordine, simmetria e proporzione. Nel Fascismo, promotore proprio di grandi imprese monumentali, Maraini vide realizzate le sue aspirazioni. L’architetto con il quale si trovò a collaborare più spesso fu Marcello Piacentini, al quale era legato da amicizia già in gioventù.
Antonio non fu solo artista ma anche uomo d’azione, di studio, scrittore, oratore e organizzatore. Fu critico d’arte per il giornale La Tribuna di Roma e non solo; collaborò con Domus, Dedalus e La Nazione. Fu Segretario Generale della Biennale di Venezia dal 1927 al 1938 e si devono a lui la sua costituzione in Ente Autonomo, la creazione di un Archivio Storico della Biennale, così come l’aumento dei Padiglioni stranieri (dove esposero, tra gli altri, Matisse, Gauguin, Nolde, Marc, Modigliani, Moore, Toulouse-Lautrec, Klee), e le grandi mostre dedicate alla “Scuola di Parigi” e al Futurismo. Il suo spirito ‘europeista’ non fu apprezzato da Hitler, in vista alla Biennale nel 1934. Ma egli s’adoperò per un’apertura ‘internazionale’ delle arti e, al momento delle Leggi Razziali, per garantire la presenza di artisti come Corrado Cagli. Con la creazione della Mostra del Cinema Maraini fu anche il promotore dell’ammissione del Cinema come forma d’arte alla Biennale, e di altre manifestazioni collaterali come il Festival della Musica, del Teatro e della Poesia.
Fu inoltre Commissario Nazionale del Sindacato Nazionale Fascista di Belle Arti e rappresentante degli artisti alla Camera dei Deputati oltre che Membro delle Corporazioni, dando grande impulso all’arte italiana e contemporanea all’estero, con mostre tra le quali restano memorabili quella di Parigi al Musée du Jeu-de-Paume nella primavera del 1935 e quella di Berlino nell’autunno del 1937.
Nel dopoguerra, e a partire dagli anni ’50, Antonio rallentò la sua frenetica attività, si ritirò nella sua villa fiorentina di Torre di Sopra e lì morì nel 1963.
Fosco e suo fratello Grato, nati dal matrimonio di Antonio con la scrittrice di novelle e libri di viaggio Yoi Pawlowska Crosse (1877-1944), di nazionalità inglese, grazie alle frequentazioni dei genitori ebbero a loro volta la fortuna di crescere in un ambiente vivace e culturalmente stimolante. La loro casa era meta di visite di Aldous Huxley, il poeta Herbert Trench, Eugenio Montale, Arturo Loria, Harold Acton, Ugo Ojetti o Giò Ponti.
L’asta del 18 marzo documenta la vita di questa famiglia, raccoglie testimonianze legate sia al padre che ai figli. In catalogo un folto gruppo di sculture, gessi e disegni di Antonio Maraini, alcuni ricordi della casa di famiglia, mobili, oggetti orientali, cose appartenute alla storia di Torre di Sopra e poi alcune fotografie di Fosco Maraini. Ci sarà inoltre una parte della biblioteca di Antonio e testimonianze di amicizie, di legami e di scambi intellettuali suoi e della moglie Yoi Maraini, che furono suddivise tra i due figli Fosco e Grato. Infine una parte di libri che testimoniano la formazione culturale, le letture preferite e gl’interessi di Fosco Maraini.
Tra le opere più significative di Antonio Maraini, segnaliamo gli studi definitivi per la Tomba di Giacomo Puccini a Torre del Lago: La Musica felice e La Musica che piange (stima 16.000/20.000); il lotto più importante è sicuramente quello costituito dagli oltre quattrocento disegni di Antonio: sanguigne, carboncini e matite che documentano l’instancabile attività di progettazione per monumenti pubblici, sculture, edifici, fontane, sepolcri e opere tra le più importanti del Ventennio italiano. Il lotto viene presentato con una stima di 120-150.000 euro. Ci saranno inoltre opere a lui donate da altri artisti e attestazioni e riconoscimenti che Maraini raccolse nel corso della sua attività come Segretario della Biennale di Venezia.
Per quanto riguarda Fosco Maraini saranno presenti in catalogo una serie di fotografie tra le tante scattate dall’appassionato fotografo, viaggiatore e antropologo, nei suoi viaggi in Italia e nel mondo, e che furono presentate nel Padiglione Italia dell’Esposizione Universale di Osaka nel 1970. Ci saranno poi molti testi su cui effettuò la sua formazione in linguistica, letteratura italiana, inglese e storia dell’arte. È noto che la parte più importante della biblioteca di Fosco è stata donata, assieme ai suoi fondi fotografici, al Gabinetto Vieusseux di Firenze.

Nella sessione del 18 marzo, oltre ai beni della famiglia Maraini, andranno in asta anche Dipinti, disegni e sculture del XIX e XX secolo. Un’accurata selezione di opere tra le quali spiccano: Plinio Nomellini (Livorno 1866 – Firenze 1943) con un olio su tela raffigurante una Marina a Capri, firmata sul retro (stima 30.000 / 40.000 euro); Rubens Santoro (Mongrassano 1859 – Napoli 1942) con Interno di Cappella con Dama, dipinto firmato dall’artista (stima 26.000 / 30.000 euro); Nicodemo Vagaggini (Santa Fiora 1892 – Firenze 1955) con Traghetto in Maremma, firmato e datato 1939 (stima 8.000 /10.000 euro); Francesco Paolo Michetti (Tocca Di Casauria 1851 – Francavilla al Mare 1929) con una tavola raffigurante Pastorelle con Gregge, firmato (stima 18.000 / 22.000 euro); Federico Andreotti (Firenze 1847 – 1930) con Due Bimbi Con Cesto Di Frutta (stima 20.000 / 25.000 euro); e Giuseppe Costantini (Napoli 1844 – 1894) presente con due piccoli dipinti: Musicisti in miniatura e Piccoli Patrioti ambedue firmati (stima 6.000 / 9.000 euro ciascuno).

Il giorno seguente, mercoledì 19 marzo, andranno invece all’incanto Arredi, mobili antichi ed oggetti d’arte. Tra i lotti segnaliamo un grande vaso di forma Medici, in porcellana, bianco, oro e bisquit, uscito dalla manifattura Ginori alla metà del secolo XIX (stima 8.000/10.000 euro); un cassettone veneto della metà del XVIII secolo, in noce e radica d’olivo, col piano sagomato, la fronte e i fianchi mossi, tre cassetti e le gambe sinuose su piedi a ricciolo stilizzato (stima 15.000 / 18.000 euro). E infine un trumeau siciliano, sempre della metà del XVIII secolo, in legno intagliato, dipinto in finta radica e in parte dorato, con un alta cimasa intagliata a motivi rocaille e due sportelli sagomati con specchiature decorate da composizioni di fiori (stima 26.000 / 32.000).
Sarà presentato anche un interessante gruppo di arredi realizzati tra gli anni ’50 e ’70 e provenienti da una collezione privata fiorentina e un importante nucleo di ceramiche e maioliche di alta epoca. In particolare sarà ben rappresentata la produzione veneziana della metà del XVI secolo con albarelli riconducibili a Mastro Domenego e alle maestranze attive nella sua bottega. In catalogo ne spicca uno, datato 1550-60, in maiolica fondo blu decorata nei toni del giallo e del verde, con temi vegetali e, sul recto, col ritratto di una gentildonna (stima 14.000 / 18.000 euro).

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