Aprono le “Stanze di Tobino”

Fondazione Mario Tobino
Nel centenario della nascita

Stanze con vista sull’umanità
11 giugno 2010, ore 16

Palazzina Medici
Via di Fregionaia
Maggiano, Lucca

Aprono Le Stanze di Tobino nell’ex-manicomio di Maggiano con un tributo allo scrittore di Mario Monicelli, Silvia Ballestra, Maurizio Maggiani e Giorgio Van Straten.


“La mia vita è qui, nel Manicomio di Lucca. Qui si snodano i miei sentimenti. Qui sincero mi manifesto. Qui vedo albe, tramonti e il tempo scorre nella mia attenzione.
Dentro una stanza del Manicomio studio gli uomini e li amo. Qui attendo: gloria e morte.
Di qui parto per le vacanze. Qui, fino a questo momento sono ritornato.
Ed il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio
un tranquillo, ordinato, universale parlare”.

da Le libere donne di Magliano

Come ha letto e come rilegge oggi, a cento anni dalla nascita del suo autore, Le libere donne di Magliano una scrittrice come Silvia Ballestra, classe 1969, sensibile ai temi delle emergenze al femminile? E cosa racconta di Tobino uno scrittore come Maurizio Maggiani che condivide con l’autore viareggino molte cose, dalla geografia dei luoghi alla vocazione anarchica e popolare? O chi come Giorgio Van Straten ha fatto dei maestri toscani, da Tobino a Bilenchi, tesoro di scrittura?
L’occasione per ascoltarli, insieme a Mario Monicelli che di Mario Tobino era amico e che ha fatto, pochi anni fa, del Deserto della Libia un film dal titolo “Le rose del deserto”, sarà l’inaugurazione di una parte dell’ex-manicomio di Maggiano, alle porte di Lucca, dove lo scrittore-psichiatra ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni.
L’11 giugno alle ore 16, infatti, la Fondazione Mario Tobino inaugura, dopo un lungo restauro, la Palazzina Medici, e cioè l’ala dell’ex-Ospedale Psichiatrico di Maggiano che ospitava l’alloggio dei medici e dove si trovano le “Stanze di Tobino” con il loro spartano arredamento originale, la scrivania, le penne, i libri, la macchina da scrivere. La Fondazione avvia così, nel grande e suggestivo complesso medioevale,  il percorso di costruzione del Museo e del Centro di studi tobiniani: sia per la sezione letteraria sia per quella di storia della medicina, della psichiatria e del disagio sociale. Il Centro potrà contare sulla formazione di un archivio bibliografico, sul riordino della biblioteca e sull’esposizione dei più significativi strumenti medici e scientifici. Inoltre, grazie all’accordo chiuso con le Teche Rai, sarà possibile visionare l’immenso patrimonio televisivo di interviste, ritratti, cronache di Premi letterari che vedono protagonista Mario Tobino.

“Nel recupero dei luoghi, la Fondazione – dice il presidente Andrea Tagliasacchi – ha avuto un ruolo importante, come anche nella rinata attenzione verso Tobino. Abbiamo iniziato a riparlarne tanti anni fa con Cesare Garboli e abbiamo continuato a farlo con Enzo Siciliano, riportando in libreria l’autore non solo delle Libere donne di Magliano ma anche di Per le antiche scale, delle Braci dei Biassoli,  de L’Angelo del Liponard: un autore sfuggito alle classificazioni, alle scuole, che è stato in grado di darci, ad esempio, il più intenso e vitale libro sulla Resistenza, Il Clandestino, con cui vinse il Premio Strega. E oggi, grazie all’attenzione delle Istituzioni, finalmente la riapertura della ‘città’ di Tobino, del luogo dove curava i suoi malati, e dove ha vissuto quarant’anni anni della sua vita: l’ex Manicomio di Maggiano sulle colline di Lucca”.

Il Centenario

Mario Tobino nasceva cento anni fa a Viareggio, il 16 gennaio 1910 (morì ad Agrigento l’11 dicembre 1991 dopo aver ritirato il Premio Pirandello). All’autore delle Libere donne di Magliano, uno dei veri e propri long seller della letteratura italiana, la Fondazione Mario Tobino – insieme alla Regione Toscana, alla Provincia di Lucca, al Comune di Viareggio, al Comune di Lucca, alla USL di Lucca e agli eredi Tobino – dedica un anno di attività volte a mostrare e a indagare sia gli aspetti scientifici che quelli letterari dello scrittore viareggino.

Dopo la realizzazione della mostra Le immagini del vivere, scritture e figure di Mario Tobino (Viareggio, Museo Civico Palazzo Paolina, 15 – 31 gennaio 2010) che esponeva carte manoscritte e dattiloscritte, corrispondenza, documenti personali, ritagli di giornale, insieme a ritratti, oli e disegni, che amici pittori di Tobino – Marcucci, Rosai, Tirinnanzi e altri –  hanno eseguito e donato allo scrittore – ecco gli altri eventi:

Nell’ultima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, Andrea Cortellessa, Alfonso Berardinelli e Andrea Tagliasacchi hanno presententato gli atti del Convegno: Il turbamento e la scrittura, curato da Giulio Ferroni (Donzelli, 2010) tenutosi a Lucca nel dicembre 2008.
Uscirà, inoltre, il Catalogo degli strumenti medici e scientifici dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Fregionaia Lucca, a cura di Franco Bellato, Gino Fornaciari, Marco Natalizi e Renzo Sabbatini (edizioni Fondazione Mario Tobino) che  raccoglie il materiale, gli oggetti di 150 anni di psichiatria.

Il 10 giugno, alle ore 17, al Gabinetto Vieusseux di Firenze verrà presentato il volume curato da Paola Italia con Giuseppe Emiliano Bonura e Giacomo Contiero, Mario Tobino bibliografia testuale e critica (1910-1991) che raccoglie tutti gli scritti pubblicati nella stampa periodica dall’Autore e tutti gli articoli di critica pubblicati sulla sua opera.

L’11 giugno, alle ore 16, inaugurazione della Palazzina Medici, storica dimora di Mario Tobino all’interno dell’ex-manicomio di Maggiano. Intervengono Mario Monicelli, Maurizio Maggiani, Giorgio Van Straten.  Silvia Ballestra parlerà delle Libere donne di Magliano.

Il 1° luglio, presso la sala Accademia della Provincia di Lucca, si terrà la tavola rotonda Questioni di Storia dell’organizzazione e dell’assistenza sanitaria.

Il 26 e 27 novembre, ancora Giulio Ferroni sarà il curatore del convegno Il mondo di Tobino: il medico e le arti in Toscana e in Italia, che si terrà nel palazzo Ducale di Lucca.

A dicembre verrà presentato uno dei primi volumi coordinati da Renzo Sabbatini e da Marco Natalizi: Il manicomio di Fregionaia, il disagio mentale e i problemi dell’assistenza sociale e sanitaria nel territorio lucchese tra Sette e Novecento.

La Fondazione Tobino, inaugurata il 20 maggio 2006, intende infatti conservare, valorizzare, ma soprattutto mettere a frutto la grande eredità culturale di Mario Tobino; riportare alla luce le vicende dell’ospedale di Fregionaia fin dalla sua istituzione, recuperare la memoria storica di un’intera comunità, favorire l’indagine critica della produzione letteraria tobiniana e allo stesso tempo farsi strumento di promozione del dibattito regionale e nazionale sul futuro dell’assistenza psichiatrica. La Fondazione opera in stretto rapporto con la Regione Toscana e con la USL lucchese nonché con la Provincia e il comune di Lucca, il comune di Viareggio, la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e la Fondazione Banca del Monte. Molto importanti sono anche le sinergie con le scuole superiori e con l’Università.

Fondazione Mario Tobino
Museo e Centro di studi tobiniani
Orario di apertura:
dal lunedì al venerdì 9-13, martedì e giovedì anche 14-18
Tel. e fax + 39 0583 327243 – si consiglia la prenotazione telefonica
www.fondazionemariotobino.it

Ufficio stampa:
Davis & Franceschini – Alba Donati, Irene Cencetti
Tel +39 055 2347273 – davis.franceschini@dada.itwww.davisefranceschini.it

L’ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano
Il manicomio è su un colle. Un piccolo colle, nella vasta pianura lucchese. Il colle si chiama Santa Maria delle Grazie. Il paese più vicino è Magliano, ed è questo nome che è celebre nella provincia di Lucca. Essere stati a Magliano significa, ridendo, essere stati matti.

Mario Tobino
L’imponente struttura era in origine sede del Monastero dei Canonici Lateranensi di Santa Maria di Fregionaia.  Nel 1769 Il Senato della Repubblica lucchese formulò al Pontefice Clemente XIV (Lorenzo Ganganelli) una richiesta per ottenere la soppressione del Monastero, a condizione di utilizzare gli utili in opere di assistenza nello Spedale lucchese di San Luca della Misericordia. Fu così deciso di destinare la struttura al ricovero e alla custodia dei folli.
Dal 1772 al 1775 furono realizzati i primi lavori di adattamento dell’ex complesso monastico alla nuova struttura manicomiale. Lorenzo Bartolini, rettore dello Spedale di San Luca della Misericordia, cominciò a gettare le basi per una efficiente organizzazione dell’istituto, inviando alcuni assistenti a Firenze affinché prendessero visione dei metodi adottati presso la “casa de’ pazzerelli” di Santa Dorotea. Il 20 aprile 1773, con l’insediamento del personale, fu ufficialmente aperto lo Spedale de’ Pazzi di Fregionaia come dipendenza dallo Spedale cittadino di San Luca della Misericordia e il giorno seguente arrivarono i primi undici malati, provenienti dal Carcere cittadino della Torre.
I primi anni di vita dell’ospedale videro la prevalenza di sistemi custodialistici, mentre a partire dal secondo decennio dell’Ottocento, grazie all’opera di Giovanni Buonaccorsi, fu adottata come terapia riabilitativa l’occupazione manuale dei malati. Così mentre gli uomini erano occupati prevalentemente nei lavori agricoli, le donne erano impiegate in lavori di pulizie e di riassetto. Tra le terapie più significative è da segnalare, nel 1860, l’acquisto di un organo a tastiera e cilindro e l’apertura di una sala da ballo, metodi quasi antesignani della moderna musicoterapia.
L’istituzione lucchese, nella seconda metà del secolo XX, è stata legata al nome dello psichiatra e scrittore Mario Tobino, che per molti anni ha svolto il ruolo di primario del reparto femminile. Molti sono i romanzi nei quali lo scrittore viareggino si richiama alla sua esperienza professionale. Basti ricordare Le libere donne di Magliano (Firenze, 1953), Per le antiche scale (Milano,1972), Gli ultimi giorni di Magliano (Milano, 1982) e Il manicomio di Pechino (Milano, 1990).

Biografia
Mario Tobino nacque il 16 gennaio 1910 a Viareggio da genitori liguri. Il padre farmacista gestiva l’attività in via Battisti (piazza del Mercato) tuttora condotta dalla famiglia. La madre Biassoli, alla quale fu sempre molto legato, proveniva da Vezzano. Ha avuto un fratello, Pietro, e due sorelle, Clotilde e Luisa. Di temperamento assai vivace, indocile e generoso, fu messo in un Collegio di religiosi a Collesalvetti (PI) per concludere il Ginnasio, e conseguì la Maturità a Pisa. Fin dagli anni giovanili si appassionò alla lettura di Dante, Machiavelli, dei classici latini, dei grandi Autori europei e nord-americani. Frequentò la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pisa e si laureò a Bologna nel 1936. Esordì nel 1934 con Poesie; collaborò con le riviste “Il selvaggio” di Mino Maccari, “Rivoluzione”, “L’Italiano”, nelle quali espresse subito la propria personalità irruenta ed insofferente verso il fascismo, con uno stile molto personale.
Compì il servizio militare quale Ufficiale Medico degli Alpini a Merano e poi divenne Specialista a Bologna in Neuropsichiatria e Medicina Legale. Pubblicò una seconda raccolta di liriche Amicizia nel 1939, cui seguì Veleno e amore nel 1942, assieme alla prima edizione de Il figlio del farmacista e alla Gelosia del marinaio. Lavorò negli Ospedali psichiatrici di Bologna, Ancona, Gorizia, Firenze, e fu richiamato alle armi nella seconda guerra mondiale come Ufficiale medico della 31a Sezione di Sanità della Divisione “Pavia” che operava in Libia. Da questa esperienza trasse uno dei suoi capolavori Il deserto della Libia, disincantato ed ironico diario di guerra, edito nel 1952.
Rientrato in patria invalido nel 1942, prese servizio al Manicomio di Maggiano, frazione del Comune di Lucca dove visse e lavorò per quaranta anni. Il tema doloroso della follia fu uno dei grandi e amati argomenti della sua poetica, assieme al mondo degli affetti familiari, a quello della guerra, della Resistenza nella lotta di Liberazione contro il Nazi-Fascismo, tema quest’ultimo de Il clandestino, con il quale vinse il Premio Strega nel 1962. Sono del 1949 “44 – 48”, del 1950 Bandiera nera, del 1951 L’angelo del Liponard.
Nel 1953 uscì Le libere donne di Magliano, splendido diario nel quale esprime, ai vertici della narrativa, l’osservazione scientifica dello psichiatra e l’umano affetto per le donne internate, anime struggenti di dolore e di vitalità. Nel 1956 e 1957 tenne la Direzione dell’Ospedale psichiatrico, verso il quale profuse tutte le sue energie, approntando il giardino della Direzione, il laboratorio di elettroencefalografia, l’Infermeria, la sezione infantile. Poi fu Primario della Divisione femminile dopo l’arrivo del Direttore Gherarducci.
L’asso di picche fu pubblicato nel 1955. Nel 1956, rappresentò l’affetto profondo per la madre con accenti di malinconico lirismo ne La brace dei Biassoli. Rari viaggi lo portarono fuori dal Manicomio: Due italiani a Parigi, 1954, e Passione per l’Italia, 1958. La Viareggio, tanto amata, dell’infanzia e dell’adolescenza e la Versilia, celebrò in Sulla spiaggia e di là dal molo, 1966; poi nel 1968 pubblicò Una giornata con Dufenne. Il tema del Manicomio riapparve tra speranze e delusioni in Per le antiche scale, con il quale vinse il Premio Campiello nel 1972.
Il suo poeta prediletto da sempre, Dante Alighieri, Maestro di Toscanità e di Lingua, venne in modo del tutto personale, descritto in Biondo era e bello, 1974. Nello stesso anno pubblicò un’altra raccolta di versi Veleno e Amore secondo. Vinse il Premio Viareggio nel 1976 con La bella degli specchi. Il perduto amore, 1979, richiamò l’esperienza sul teatro di guerra libico, un amore “impossibile” e l’avvio del lavoro nel Manicomio. In molte opere di narrativa e di poesia ricordò la sua affettuosa relazione con la Giovanna, compagna di una vita. Soffrì molto, quasi isolato, per l’avvento delle Leggi 180 e 833 del 1978 che sancirono la chiusura degli Ospedali psichiatrici in Italia; condusse con pochissimi Medici una battaglia impari contro la demagogia e la mistificazione socio-politica che negarono l’esistenza e la specificità della follia. Volle che fino a quando un solo malato fosse presente in Ospedale, questi dovesse essere curato ed assistito, ma non avvenne così. Rese testimonianza di ciò ne Gli ultimi giorni di Magliano, pubblicato nel 1982. Nel 1980 fu collocato in pensione per raggiunti limiti di età, ottenendo dalla Provincia di Lucca l’uso delle due stanze di Casa Medici, dove aveva vissuto, scritto e lavorato per quaranta anni. Pubblicò ancora i racconti: La ladra, 1984; Zita dei fiori, 1986; poi La verità viene a galla, 1987, Tre amici, 1988 e Il Manicomio di Pechino, 1990, testimonianza degli anni nei quali resse la Direzione dell’Ospedale psichiatrico, quaderni di appunti che allora “…sperava fossero un giorno pubblicati così come sono”. Oggi gran parte della sua opera è raccolta nel Meridiano Mondadori Opere scelte (2007).
Il Consiglio Comunale di Lucca, all’unanimità, gli conferì la cittadinanza onoraria nel 1987 e l’Amministrazione Provinciale lo festeggiò per gli Ottanta anni, vissuti lucidamente e con indomita energia e generosità. Si recò ad Agrigento per ritirare il Premio Luigi Pirandello e, dopo una calorosa e affettuosa accoglienza da parte di Autorità, critici, e soprattutto dei giovani che sempre ha prediletto, morì nella città siciliana l’11 dicembre 1991. Fu sepolto nel cimitero della della Misericordia a Viareggio.
Uscì postuma la raccolta autobiografica Una vacanza romana, 1992. Il 7 settembre 1992, il Comune di Lucca e la USL di Lucca, assieme alla Famiglia e a intimi amici, posero una lapide nel Giardino della Direzione, sul muro di Casa Medici, che recita con gli accenti del Suo capolavoro, Le libere donne di Magliano:

La mia vita è qui, nel Manicomio di Lucca. Qui si snodano i miei sentimenti. Qui sincero mi manifesto. Qui vedo albe, tramonti e il tempo scorre nella mia attenzione. Dentro una stanza del Manicomio studio gli uomini e li amo. Qui attendo: gloria e morte. Di qui parto per le vacanze. Qui, fino a questo momento sono ritornato. Ed il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale parlare.

Il 1 marzo 2006, dopo anni di lavoro da parte di pochi colleghi, amici ed familiari, è stata costituita la Fondazione Mario Tobino, inaugurata il 20 maggio dello stesso anno, con lo scopo di valorizzare e approfondire la vita e l’opera dello Psichiatra e dello Scrittore nel contesto nazionale ed europeo, scientifico e letterario. La Sede, è ubicata nel nucleo storico quattrocentesco del Monastero di Fregionaja, poi Spedale dei Pazzi.

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