Lungo “Il fiume” di Rumer Godden

Rumer Godden
Il fiume

Introduzione e traduzione di Valeria Parrella
Bompiani, Collana Narratori Stranieri, Pagine 168  € 16,00
In libreria dal 7 marzo

“Così intenso, così capace di catturare l’attenzione, che non riuscirete a pensare ad altro che a una piccola ragazza in India, e alle persone e ai luoghi del suo mondo” Saturday Review

Rumer Godden ha avuto una vita originale, la sua biografia, come sottolinea Valeria Parrella, fa il paio con quelle dei grandi romanzieri inglesi navigatori come London, Conrad e Stevenson. Il Fiume nasce dalla sua diretta esperienza: Rumer Godden  crebbe e trascorse gran parte della sua vita in India, a  Narayanganj, lungo il fiume Lakya, parte del grande bacino fluviale del Brahmaputra, e accanto a una grande fabbrica di iuta. I fiumi del Bengala, oggi Bangladesh, sono immensi e stanno sotto immensi cieli: “Se noi bambini siamo cresciuti con la percezione di possedere uno spazio in noi – scrive Rumer Godden nell’introduzione –  essa ci e? venuta dal cielo.”

La protagonista, Harriet, appartiene a una famiglia inglese alto-borghese che abita sulle rive del Gange. La sua esistenza scorre a cavallo tra due mondi. L’Occidente e l’Oriente, il Cristianesimo e l’Induismo, ma soprattutto, l’infanzia e l’adolescenza. Sua sorella Bea da un po’ non è più la sua compagna di giochi. Il fratellino è ancora un bambino. Il ritmo placido della sua infanzia indiana, fatto del suono delle tessiture di iuta, delle feste traboccanti di colori e odori che salutano l’ingresso di ogni nuova stagione e dell’eterno scorrere del fiume Gange verso il golfo del Bengala, sta per essere stravolto.  Harriet conosce le leggi crudeli del cambiamento, la rivoluzione dell’adolescenza: l’arrivo di un giovane militare inglese, amico di famiglia – il capitano John –  che ha sguardi particolari per la sorella Bea, turba il suo mondo, facendole scoprire il desiderio e la gelosia. Basterà un istante per scoprirsi donna e aprire gli occhi sul mondo che la circonda. E basterà un istante al mondo per spalancare la sua verità.
Come ha scritto un celebre critico letterario inglese “questo omaggio di Rumer Godden all’infanzia e all’India è così intenso, così gentilmente cattura l’attenzione, che nei pensieri del lettore, per molto tempo, non ci sarà altro che la giovane Harriet e le persone e i luoghi che compongono il suo mondo.” Torna in libreria, in una traduzione d’autore, un classico della narrativa anglosassone che, oltre a folgorare centinaia di migliaia di lettori nel mondo, ha destato l’attenzione di Jean Renoir che, da questo romanzo, ha tratto ispirazione per l’omonimo capolavoro cinematografico.

RUMER GODDEN (1907-1998) Scrittrice, saggista, collaboratrice della BBC, trascorre gran parte della sua giovinezza in India, al punto da autodefinirsi scrittrice anglo-indiana. Nata nel Sussex, crebbe in India insieme a tre sorelle a Narayanganj. Nel 1920 tornò in patria, per studiare, lavorando anche come maestra di ballo. Nel 1925, a Calcutta, aprì una scuola di danza per bambini inglesi e indiani. Tenne aperta questa scuola per vent’anni insieme alla sorella Nancy. Nel 1942 si trasferisce nel Kashmir insieme a due sorelle, stabilendosi all’inizio in una house boat. Dopo un misterioso incidente per un tentato avvelenamento che doveva colpire lei e le sorelle, le tre donne ritornarono nel 1944 a Calcutta. Nel 1949 ritorna in Gran Bretagna e si stabilisce definitivamente in Inghilterra, nel Sussex. Visitò l’India un’ultima volta nel 1994, visitando di nuovo il Kashmir insieme a una troupe della BBC per girare un documentario sulla sua vita e i suoi libri.  Il suo primo romanzo, Enigma cinese, è del 1936, cui seguiranno, nel 1938, La Signora e l’Unicorno e nel 1939 la sua opera più nota, Narciso Nero, da cui il film di Michael Powell e di Emeric Pressburger. Rumer Godden è morta l’8 novembre 1998 all’età di 80 anni.

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