Il restauro “aperto” del Laocoonte

GRUPPO MARMOREO DEL LAOCOONTE
DI BACCIO BANDINELLI
Firenze, Galleria degli Uffizi, Terzo Corridoio

Lunedì 7 luglio 2008, ore 11,00
Presentazione del cantiere di restauro

Comincia il restauro del gruppo marmoreo del Laocoonte di Baccio Bandinelli, un’opera tra le più note e suggestive della Galleria degli Uffizi, copia del famoso Laocoonte di età ellenistica, scoperto sul Colle Oppio a Roma, nel 1506, e conservato oggi ai Musei Vaticani. L’intervento è reso possibile grazie al generoso sostegno economico dell’associazione Amici degli Uffizi e dei Friends of Uffizi Gallery Inc.

Per non privare il pubblico di uno dei capolavori della Galleria si è scelto, eccezionalmente, di allestire in loco il cantiere e di renderlo “aperto”, così che i visitatori, volendo, possano assistere alle varie fasi di pulitura e conoscere più da vicino il lavoro dei restauratori. Lo spazio del cantiere sarà delimitato da un diaframma – di un modernissimo materiale leggero in fibra termotesa chiara – dotato di pannelli informativi sulle fasi salienti dell’operazione, con proiezioni di immagini sia in tempo reale che registrate. Sul diaframma si troverà anche una finestra in cristallo trasparente, per osservare direttamente i restauratori all’opera.

Oltre al Laocoonte saranno restaurate altre quattro opere della testata del terzo corridoio, non meno importanti, tutte antiche e provenienti dalle collezioni medicee: una scultura raffigurante il Cinghiale, copia di un bronzo di epoca ellenistica che fu modello per la celebre opera di Pietro Tacca, eseguita per la fontana del Mercato Nuovo, universalmente nota come il Porcellino; un Ercole rappresentato al termine delle proprie fatiche, sull’esempio dell‘Ercole Farnese e due ritratti virili, entrambi databili intorno al I secolo dopo Cristo e rappresentanti due uomini in età matura.

I restauri delle opere, sotto la direzione dei lavori di Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi, di Antonella Romualdi, Direttore del Dipartimento dell’antichità classica e di Francesca de Luca, Direttore del Dipartimento dell’arte del Cinquecento e del Seicento, saranno eseguiti da Alberto Casciani per il Laocoonte, da Paola Rosa per il Cinghiale, da Giovanni Boni per l’Ercole Farnese e da Daniela Manna per i due busti. Il progetto del cantiere è di Antonio Godoli, mentre le indagini preliminari sul gruppo di Baccio Bandinelli sono state fatte da Marcello Picollo dell’Istituto Iroe e da Susanna Bracci del Cnr.

“Si tratta – dice Antonio Natali – di un’operazione fra le più importanti intraprese dalla Galleria nell’ottica della rilettura degli ambienti che saranno emblematici degli Uffizi di domani. Dopo il riordino della Sala della Niobe, dopo il Ricetto delle Iscrizioni e la Sala dell’Ermafrodito, dopo il restauro della scala lorenese, l’attuale intervento aspira a restituire alla testata del corridoio di ponente l’antica nobiltà che le pertiene”.

La storia del gruppo marmoreo del Laocoonte è indubbiamente affascinante: l’opera fu scoperta a Roma da Felice de Fredis cadendo in una buca nella sua vigna presso le Terme di Tito, sul Colle Oppio. La buca risultò essere l’ingresso di una stanza sotterranea nella quale si celava la scultura. Papa Giulio II inviò subito Giuliano da Sangallo e Michelangelo che la identificarono immediatamente con quella di proprietà dell’Imperatore Tito (79-81 d.C.), che Plinio il Vecchio attribuiva agli scultori Agesandro, Atanadoro e Polidoro di Rodi.
La scultura raffigura Laocoonte, il sacerdote troiano che, contro il volere di Atena e Poseidone, si era opposto all’ingresso a Troia del cavallo di legno lasciato dai Greci di fronte alla città. Due serpenti marini lo avvolsero fra le loro spire, uccidendolo insieme ai due figli, e segnando così la distruzione di Troia. Il gruppo destò lo stupore dei contemporanei («…Tutta Roma die noctuque concorre a quella casa che li pare el jubileo»). L’opera contribuì notevolmente a rivoluzionare la percezione dell’arte antica e non ci fu artista in Roma, anche di passaggio, che mancasse di studiarla. Bramante organizzò addirittura un concorso per l’esecuzione della copia migliore che venne vinto da Sansovino. Oltre a una gran quantità di disegni, ne furono ricavate copie, calchi in gesso, in bronzo e in marmo. La scultura, complessa e delicata al contempo, ha ispirato scrittori, pittori, letterati di varie epoche come testimonia la recente mostra “Laocoonte per sempre” del 2006 ai Musei Vaticani, in occasione della quale è stata sottoposta ad una leggera operazione di cosmesi e di pulitura di vecchie stuccature.

Il gruppo marmoreo della Galleria degli Uffizi fu commissionato a Baccio Bandinelli (Firenze 1493 – 1560) dal cardinal Giulio de’ Medici, poi Papa Clemente VII (1523-34). Lo scultore toscano la realizzò nel 1520 con tre blocchi di marmo, per regalarla a Francesco I re di Francia. E forse, già prima di questa data, fu lo stesso Bandinelli ad eseguire alcune integrazioni sulle parti mancanti nella statua originale. La copia dell’artista toscano fu inviata a Firenze nel 1531 e collocata nel cortile del Palazzo Medici di via Larga – come attesta un’iscrizione sotto la base ricordata dal direttore della Galleria Giuseppe Bencivenni Pelli nel 1779 – da dove fu poi trasferita nel casino di San Marco. Entrò in Galleria con l’ubicazione attuale con l’eredità del Cardinal Carlo de’ Medici, probabilmente nel 1671.

Il restauro del nostro Laocoonte ha lo scopo di restituire leggibilità al gruppo, offuscato dalla “patina del tempo”, da uno strato di sporcizia dovuto a sostanze grasse, vecchi strati di cera, depositi di polveri e dai danni subiti a causa dell’incendio avvenuto in galleria nel 1762, ancora testimoniati da numerose macchie rimaste sulla sua superficie.

Questo in breve il progetto dell’intervento: in una prima fase si dovrà verificare, attraverso vari saggi, il grado di profondità cui adeguare la pulitura, poi, con l’utilizzo di piccoli tamponi imbevuti di sola “acqua deionizzata”, verrà rimosso lo sporco più superficiale, mentre si farà ricorso ad un’apparecchiatura laser, per quei depositi penetrati nella rugosità del marmo. Un altro importante momento del restauro consisterà nel controllo della tenuta delle adesioni tra i vari pezzi, fratturati e poi riassemblati dopo l’incendio.

Nell’ambito del ripristino dell’arredo della testata del terzo Corridoio della Galleria, saranno restaurati anche i dipinti della serie aulica collocati in quella zona: il Ritratto di Francesco de Medici (1594 – 1614) raffigurato all’età di sette anni insieme a un cane e il Ritratto di Giovan Carlo de’ Medici (1611 – 1663) giovinetto in veste di Cavaliere di Malta, entrambi di Giusto Sustermans (Anversa 1597 – Firenze 1681).
Anche questi restauri saranno possibili grazie all’associazione Amici degli Uffizi e dei Friends of Uffizi Gallery Inc che hanno contribuito all’intera operazione con un finanziamento di 160.000 euro circa.

Gruppo marmoreo del Laocoonte
Baccio Bandinelli
Galleria degli Uffizi, Terzo Corridoio
Orario: dalle ore 8.15 alle 18.50, lunedì chiuso.
Informazioni:
Welcome desk – Tel. 055 213560 – 055 284034

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