Carlo Ossola vince il Premio De Sanctis per la Saggistica, a Elisabetta Rasy ed Ermanno Rea gli altri premi – Roma 10 ottobre 2012

Fondazione De Sanctis
Premio De Sanctis per la Saggistica
4a edizione
con l’Adesione del Presidente della Repubblica Italiana

Carlo Ossola
Introduzione alla Divina Commedia (Marsilio)
Premio De Sanctis per la Saggistica

Gli altri premi sono stati assegnati a:

Elisabetta Rasy
Figure della malinconia
(Skira)
Premio per il Saggio breve

Ermanno Rea
1960. Io reporter
(Feltrinelli)
Premio Frecciarossa per la saggistica di viaggio

Il libro introvabile
Credere e non credere
di Nicola Chiaromonte

Premiazione:
Roma, Villa Doria Pamphili, 10 ottobre 2012 ore 17.00

Alla presenza del Ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo
Madrina dell’evento, Anna Bonaiuto
La cerimonia sarà seguita da un’esecuzione musicale a cura dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Johann Sebastian Bach, Ciaccona per violino solo (dalla Partita in re min. BWV 1004)
David Romano, violino

La cerimonia di premiazione è su invito

Comunicato stampa

 “Il Premio intestato al mio avo era nato quattro anni fa come una scommessadichiara Francesco De Sanctis, presidente della Fondazione – tesa a colmare una lacuna della nostra società letteraria. Oggi posso dire che la scommessa è vinta: i saggi che la giuria ha premiato, ieri e oggi, scrivono un nuovo capitolo in direzione di quella ricerca di verità e bellezza, tanto cara a Francesco De Sanctis.”

“Nella saggistica – sostiene il Presidente della giuria Giorgio Ficara – si stanno rivelando i talenti più creativi e innovativi del nostro Paese. Il Premio De Sanctis si propone di individuarli e segnalarli anche ai lettori non specialisti. E a giudicare dal successo delle passate edizioni, ha perfettamente colpito nel segno. Il Premio De Sanctis per la Saggisticava a Carlo Ossola per l’Introduzione alla Divina Commedia, che ci racconta il Dante dei poeti (Pound, Beckett, Borges…), non quello dei critici. È un saggio libero, sofisticato, curiosamente “semplice”: il miglior accessus alla Commedia per il lettore del XXI secolo.”

Il Premio per il Saggio breve è stato assegnato a Elisabetta Rasy per Figure della malinconia, edito da Skira, dove l’autrice parlando d’arte e di artisti (da Cima da Conegliano a Hopper) passa con grande naturalezza e acutezza dal piano del riscontro critico a quello della meditazione filosofica.

Il Premio Frecciarossa per la saggistica di viaggio è andato a Ermanno Rea con 1960. Io reporter (Feltrinelli), un libro anomalo e affascinante sul doppio viaggio di un enfant du siècle deluso e peregrinante da Berlino all’Asia e dalla parola scritta all’immagine fotografica.

La giuria ha anche deciso di fare ogni anno una segnalazione speciale “Un libro introvabile”, che intende essere un suggerimento agli editori. Il libro prescelto è Credere e non credere di Nicola Chiaromonte (’71, Bompiani; ’93 Il Mulino) uno di maggiori saggisti italiani del Novecento, vicino per tematiche a Camus, Hannah Arendt e Isaiah Berlin: Credere e non credere è il solo libro di scritti morali e politico-letterari che Chiaromonte pubblicò in vita.

La giuria del Premio De Sanctis è composta da Giorgio Ficara (presidente), Alfonso Berardinelli, Alain Elkann, Nadia Fusini, Raffaele La Capria, Giacomo Marramao, Jacqueline Risset, Claudio Strinati.

Il Premio De Sanctis è organizzato e promosso dalla Fondazione De Sanctis e realizzato in collaborazione con Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Istruzione Universita’ e Ricerca, Comune di Roma, Ferrovie dello Stato Italiane, Poste Italiane, Fondazione con il Sud e Fondazione RCS.

Carlo Ossola, Introduzione alla Divina Commedia (Marsilio)

La Commedia di Dante parla di “Everyman” (Pound), di ciascuno di noi. Parte cospicua dei suoi versi si è fatta proverbio, detto morale o sentenza, come se ci rifugiassimo nella Commedia per dar linfa ai nostri giudizi: “perdere il ben de l’intelletto”, “sanza ‘nfamia e sanza lodo”, “ma guarda e passa”, “mi fa tremar le vene e i polsi”, “lasciate ogne speranza, voi ch’entrate”. La Commedia è commedia: è il poema più dialogico di tutta la nostra letteratura; sfilano comparse, protagonisti; come a teatro ci sono dialoghi e monologhi, duetti serrati; un’architettura di mondi, luoghi visti, immaginati, letti, percorsi nell’esilio o nei libri. Per leggere Dante oggi, è necessario continuare ad avere la sua sete d’essenziale, il suo anelito a varcare il relativo per porre i suoi versi come sigillo e fondamento di una parola detta per sempre. Nel suo essere “testimone contro il tempo” Dante, nel Novecento, è stato meglio interpretato e compreso da autori come Pound, Eliot, Mandel’stam, Beckett e Borges che dai critici stessi. E ancora, nel XXI secolo, il suo poema è in futurum.

Carlo Ossola (Torino, 1946) è professore al Collège de France, cattedra di Letterature moderne dell’Europa neolatina, e direttore dell’Istituto di Studi Italiani, Lugano. Per Marsilio ha curato Il Porto Sepolto di Giuseppe Ungaretti, e introdotto l’Edipo di Emanuele Tesauro e gli Oratori sacri di Pietro Metastasio. Sempre per Marsilio, nel 2010, è uscito Il continente interiore, un itinerario di meditazioni lungo 52 stazioni di sosta e di lettura (Premio Pavese e Premio Pisa, 2010).

Elisabetta Rasy, Figure della malinconia (Skira)

“Ovunque un oggetto giace al suolo, persino se è una scacchiera ai piedi di una tornita odalisca in una tela di Matisse, o la busta di una lettera ai piedi di un’elegante contessa in blu, tutta raso e fulgore, in un quadro del mondano Stevens, o addirittura qualche foglio o cuscino ai piedi delle rassicuranti donne di Vuillard nella luce soffusa di una perfetta intimità domestica, ovunque giaccia, l’oggetto che giace al suolo insinua in chi lo contempla il malessere di ogni cosa caduta, abbandonata, dimenticata. Nel tempo eterno dell’immagine nessuno lo raccoglierà.” Elisabetta Rasy insegue la traccia oscura della malinconia che lega e unisce opere diverse e lontane da Goya a Hopper, dai mosaici antichi a Caravaggio, da Giorgione al chiostro di Santa Chiara a Napoli. Seguendo il gioco metamorfico delle figure attraverso i secoli e lasciandosi coinvolgere, con i suoi ricordi e le letture amate, nell’avventura dello sguardo, l’autrice congiunge in uno stesso pathos la mano dell’artista e l’occhio dello spettatore dentro una sequenza di saggi narrativi sulla trama emotiva, individuale e storica, nascosta dietro la superficie delle immagini.

Elisabetta Rasy è nata a Roma dove vive e lavora, avendo passato l’infanzia a Napoli, la città della sua famiglia. Ha pubblicato numerosi libri di narrativa tra cui La prima estasi (Mondadori 1985), Posillipo (Rizzoli 1997), La scienza degli addii (Rizzoli 2005), L’estranea (Rizzoli 2007), Memorie di una lettrice notturna (Rizzoli 2009). Suoi racconti sono apparsi in numerose antologie italiane e straniere.
Le sue opere sono tradotte in molti paesi europei. Collabora al supplemento domenicale di “Il Sole 24 ore”.

Ermanno Rea, 1960. Io reporter (Feltrinelli)

Ermanno Rea racconta in questo libro fotografico una passione di gioventù che alla metà degli anni Cinquanta lo ha portato a viaggiare in giro per il mondo, macchina fotografica a tracolla: il suo sguardo, acuto e poetico, si è posato con la stessa grazia su geishe, toreri e scugnizzi restituendo intatti a chi guarda l’intensità e il fascino di un mondo in bianco e nero popolare ed elegantissimo. Una passione che lo stesso Rea definisce “intensa finché è durata”, anche se guardando queste fotografie – dal bianco e nero di Napoli ai colori smaglianti dell’India – si ha la sensazione che semplicemente, in una certa stagione della sua vita, le immagini si siano sostituite alle parole come strumenti espressivi del suo speciale talento di osservatore e narratore d storie e della sua inestinguibile curiosità per gli uomini e le donne che ne sono in egual misura protagonisti e spettatori.

Ermanno Rea (Napoli, 1927) è giornalista e scrittore. Ha collaborato con numerosi quotidiani e settimanali. Ha pubblicato Il Po si racconta. Uomini donne paesi e città di una Padania sconosciuta (1990), L’ultima lezione. La solitudine di Federico Caffè scomparso e mai più ritrovato (1992), Mistero napoletano. Vita e passione di una comunista negli anni della guerra fredda (1995, premio Viareggio 1996), Fuochi fiammanti a un’ hora di notte (1998, premio Campiello 1999), La dismissione (2002) e Napoli Ferrovia (2007).

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